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1957 > Tempi stretti (Einaudi)

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Un giovane tecnico amoreggia, a Milano, con un’operaia immigrata. Egli è anche preso nella morsa di una scelta tra impegno politico e carriera aziendale. La ragazza batte a una pressa millenovecento pedalate all’ora. Una piccola azienda viene venduta a un gruppo monopolistico dal suo proprietario, che pure usava chiamarla “la nostra grande famiglia”. Sono alcuni temi di questo romanzo, uno dei primi esempi, e non il prototipo, di quella corrente detta poi della “letteratura industriale”. Uscito nella collana “I Gettoni” di Elio Vittorini, Tempi Stretti ha guardato con occhi nuovi la realtà industriale italiana del dopoguerra: è un libro che potrebbe definirsi sperimentale nel contenuto e inedito è infatti il mondo operaio e borghese che rappresenta. Tempi stretti è un romanzo animato, come notava il critico letterario Giuliano Gramigna, da “una struggente passione dell’uomo per arrivare a cogliere il senso del proprio lavoro quotidiano.”

1954 > Memorie dell’incoscienza (Einaudi)

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E’ insieme romanzo e cronaca del dopoguerra, di quel mutamento di cose che si operò in Italia fra il 1943 e il 1945 e che qui è rappresentato nei contraccolpi drammatici che ne ebbe il conformismo di allora. Il racconto, ambientato in una cittadina della provincia toscana, si svolge intorno alla figura del giovane Lorenzo e alla sua impossibilità di partecipare totalmente sia sul piano dell’amore che su quello della responsabilità civile. Ma, attraverso l’analisi dello stato d’animo dell’inquieto adolescente, è soprattutto al giudizio di un’epoca e della sua incoscienza collettiva che il libro vuole approdare. Eugenio Montale salutò così l’esordio di Ottieri: “Le tre figure femminili sono tratteggiate con molta sicurezza e certe aperture di paesaggio, certe rotture e sospensioni del discorso, dimostrano nell’Ottieri un vero talento narrativo.”