1964 > L’impagliatore di sedie (Bompiani)

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Dopo Tempi Stretti, Donnarumma all’assalto e La linea gotica che ci hanno fatto conoscere in profondità quale fu il mutamento del costume italiano, gerghi e immaginario collettivo, dopo il cosiddetto miracolo economico degli anni Sessanta, un romanzo d’amore. Nell’autoprefazione al libro, Ottieri scrive: ”Questo libro dovrebbe segnare un primo riaffacciarsi dai capannoni della sociologia industriale ( i romanzi precedenti legati direttamente ai temi della vita industriale) e della lotta sindacale alle camere morbide dell’erotica e della lotta sessuale, segnalando pure la mia “neomondializzazione”, dopo anni di aziendale castità letteraria e riprendendo alcuni fili del mio primo libro Memorie dell’incoscienza… Accanto a una vicenda d’amore è spuntata in questo libro e si è ingrandita a danno di essa una vicenda di semifollia… Di nuovo mi smondanizzo nell’angoscia e nei sottili riconoscimenti teorici delle stratificazioni sociali: forse la storia d’amore resta per me l’inarrivabile traguardo d’un uomo e di una società utopisticamente guariti.”

1962 > La linea Gotica (Bompiani) Premio Bagutta 1963

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Scritto negli anni Cinquanta, gli anni di un’Italia già in odore di boom, intenta a una ricostruzione febbrile, La linea gotica è una sorta di diario privato rivissuto in pubblico, un urgente e teso svilupparsi di riflessioni, racconti, esperienze personali che abbracciano un intero decennio, sollevando interrogativi esistenziali e sociali ancora profondamente attuali. E’ un libro che “deve essere letto oggi”, come annota Furio Colombo nella prefazione, una storia dell’Italia del dopoguerra in cui l’autore cerca soprattutto le angosce irrisolte e i tormenti taciuti. E l’analisi intellettuale di Ottieri non accetta di essere pura riflessione: esige l’immersione nel mondo della fabbrica, delle periferie, delle manifestazioni operaie di piazza; e chiede alla scrittura un’energia nuova e quasi feroce, che possa irrompere nella realtà e modificarla, abbattendone tutti i muri.