OPERE
1978 > La corda corta (Bompiani)
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Lungo e fulminante poemetto di forte impianto narrativo diviso in tre parti, lungo sermone in tre tempi, rivolto a un “malato giovinetto” che trascorre la sua vita di clinica in clinica, da una donna che teneramente lo insegue, ma anche lo irride. Il poeta Antonio Porta lo definì un “poemetto pariniano” che racconta la giornata del giovin signore nevrotico, del principino viziatissimo che sta in tutti i borghesi, e vi ha colto “un segnale fortissimo di volontà di cambiamento”. Accostare, sovrapporre, confondere il male e il vizio produce straordinari effetti espressivi, libera tutte le potenzialità dell’ironia di Ottieri, dà grandissima forza morale al suo discorrere in versi.
La Corda corta è un sermone morale, e tanto più rigorosamente e profondamente morale, quanto alieno ed estraneo a qualsiasi tentazione moralisticamente giudicante, da qualsiasi interpretazione sbrigativamente sociologica. Compiuto il periplo del mondo maligno della nevrosi giù giù fino all’annientamento di sé, il giovinetto si annuncia guarito: “Eccomi lucido, come / una foglia lavata dalla pioggia./ Eccomi come una verdissima foglia”. Ma è possibile guarire da un male irreale, è possibile uscire dalla spirale esistenziale? (Cesare De Michelis)