OPERE
1994 > La psicoterapeuta bellissima (Guanda)
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Una prima parte teatrale, a più voci che si intersecano e si affollano sui temi del rapporto fra sesso, malattia e morte e una seconda, più vasta, in cui riprende tutto il suo spazio quella voce monologante dalla irripetibile misura, comica e drammatica, tenera e sboccata, parodica e serissima che è tipica dell’Ottieri poeta. E’una voce di “pazzia specializzata”, di una pazzia che non soltanto ha metodo nell’accusare “il tremendo, mortale /uppercut del reale”, ma che fa apparire alla fine la ragione come nient’altro che una sua astuzia. Soltanto una pazzia così può può regalare ai lettori versi irresistibili come quelli in cui il protagonista frequenta cene mondane e abbozza avventure erotico-galanti, con le “guardie del corpo”, custodi, carcerieri, infermieri, complici sempre al seguito; o dà indicazioni così minuziosamente pertinenti su che cosa può sostitiuire il vino o su che cosa può annegare il dolore, nel sospetto che ad essere intollerabile non sia il dolore ma “la menoma/sfumatura di gioia”.