OPERE
1997 > De morte (Guanda)
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“Il pensiero della morte è un sintomo tipico del pensiero della depressione”, scrive Ottieri all’inizio del libro, “ma il senso della morte è il più indispensabile al senso della vita.” La frase potrebbe essere presa a motto per questa esplorazione di un sentimento individuale e allo stesso tempo di un universo molto ampio di pensiero, di meditazione religiosa, di elaborazione psicologica e filosofica. La malattia attraversata da Ottieri è diventata occasione e necessità di riflessione sul tema della morte, di confronto (impervio e appassionato) con le posizioni della psicoanalisi, della psichiatria, della medicina più avanzata, la “componente scientista”. Che a Ottieri non basta.
“Ogni scheggia di morte rimbalza su Dio”, scrive. Il saggio di Ottieri (che nella seconda parte concede largo spazio a uno svolgimento narrativo, come impone la vocazione dell’autore), comprende a questo punto anche un dialogo con uomini di religione e teologi: e ci invita così a considerare il problema sotto ogni possibile aspetto, ad avvicinarlo sulla base del vissuto e della cultura laica, ma anche in rapporto a quella dimensione metafisica che forse rispecchia il nostro sentire più profondo.